#ilsocialenonsiferma - report

Il racconto degli eventi dal 30 marzo al 2 aprile 2020
#ilsocialenonsiferma

Gli spazi della comunità

Sono cominciati oggi lunedì 30 Marzo, con il Prof. Alessandro Fucili e la Prof.ssa Paola Bastianoni, gli incontri in videoconferenza sul tema del fare comunità.

Questo pomeriggio è stata data attenzione al tema della gestione degli spazi interni ed esterni delle comunità, in un tempo in cui tutti, e perciò anche gli ospiti delle strutture residenziali, sono obbligati a non uscire. Ci si è interrogati su come possono essere impiegati, riadattati e, a volte, reinventati gli spazi delle strutture e su come elementi di criticità possano diventare opportunità e finestre aperte sul mondo. Si è immaginato come possano andare le cose quando anche gli spazi, intesi come stanze, corridoi e terrazzi, vengono messi al servizio di un progetto educativo divenendo veicolo di accoglienza, di resilienza e di relazione, anche quando fuori è piena emergenza.

 

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Ridefinire l’assenza

E’ intorno all’assenza che sono ruotati gli incontri e le supervisioni del 30 e del 31 Marzo, guidate da Paola Bastianoni.

L’assenza che pervade le giornate delle persone con disabilità, che vedono sostanzialmente interrotti gli interventi di educativa domiciliare, nonostante non vi sia una normativa che li impedisca formalmente. Come preservare e preservarsi dal punto di vista della salute, ma come garantire al contempo che non si perda una relazione faticosamente costruita soprattutto con chi, dal punto di vista diagnostico, dimostra un disturbo specifico della relazione e del mantenimento concreto e simbolico della routine in condizioni di distanza? E come raccontare ai bambini più piccoli il perché del vuoto creato da una imposta assenza di opportunità in presenza alle quali erano da lungo tempo abituati? Servono soluzioni creative, che sappiano sfruttare e reinventare gli spazi di normalità

 

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Raccontami una storia

L’incontro con Emanuele Ortu ( Mercoledi, 1 Aprile) esperto di letteratura per l’infanzia, ha proiettato il gruppo collegato nell’aula virtuale in una dimensione simbolica di abbandono al significato che le narrazioni presenti nella letteratura per l’infanzia e per ragazzi possono avere per ciascuno.

I racconti che possiamo scegliere per i bambini ed i ragazzi con cui lavoriamo hanno la potenzialità di trasportarli in una dimensione che parla di loro e di ciò che possono fare nel futuro in un’ottica positiva e propositiva. Le narrazioni hanno il potere di
ridisegnare un tempo ed uno spazio che sembrano, in questa emergenza, scarsamente modificabili e che invece vengono ad assumere una diversa connotazione se osservati con il potenziale evocativo che una storia può trasmettere.

 

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La supervisione alla Comunità

La supervisione di oggi, Giovedì 2 Aprile guidata da Paola Bastianoni, parte con una domanda importante: come poter ripensare una professionalità che si deve necessariamente coniugare con la distanza? Questa domanda obbliga in primo luogo a ripensare la relazione e a ripensarci nella relazione.

Quali proposte possono essere fatte all’utenza? Quali proposte ai bambini? Quali alle famiglie? L’obiettivo indiscusso è quello di fare sentire loro che ci siamo, che nessuno di loro è solo. La supervisione ha riguardato soprattutto la modalità di coinvolgimento di diverse tipologie di utenza: famiglie con figli con disabilità, bambini di età compresa tra 0 e 6 anni, preadolescenti ed adolescenti. Il collegamento in aula virtuale è stata l’occasione per condividere esperienze in realtà diverse, strumenti operativi di lavoro quotidiano, nella consapevolezza che mai come oggi la distanza non rende meno incisivi gli interventi che facciamo sulla vita delle persone: mai come oggi, come operatori, entriamo nella loro quotidianità, vediamo le loro fragilità, mai come oggi siamo chiamati a fornire sostegno autentico. Soprattutto quando incontriamo famiglie che sono segnate dalla fatica, dalla preoccupazione, dal lutto. Perché entrare nei contesti familiari, oggi, può significare anche incontrare tutto questo. E’ quindi importante strutturare consapevolmente una proposta che generi contatto, vicinanza emotiva, sviluppo individuale e sociale, ma che sia anche pronta a riparare le ferite di perdite che assumono, in questo tempo, una configurazione assolutamente particolare dal punto di vista del lasciare andare i propri cari, della rielaborazione e della socializzazione del lutto. Fornire sostegno e supporto significa essere pronti ad accogliere qualsiasi emozione, bisogno e contenuto famiglie e persone ci portino. Significa esserci. Significa scegliere di esserci.

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