Sedimenti
I depositi dell’Epigravettiano recente si collocano nel Tardoglaciale würmiano, periodo nel quale si assiste all’esaurirsi degli effetti di raffreddamento climatico determinati dall’ultimo episodio glaciale e possono essere grossolanamente suddivisi in due cicli di frequentazione antropica.
Il primo ciclo (livelli 18-15) corrisponde ad una fase climatica ancora freddo-arida (Dryas antico, 13.330±160 BP e 13.430±180 BP), testimoniata da materiale grossolano mescolato a sedimenti fini di origine eolica (loess). Il ciclo successivo (tagli 14-5), i cui depositi sono formati da clasti in matrice loessica, riflette il verificarsi di un processo di riscaldamento climatico (interstadio di Bølling/Allerød, 13.270±170 BP, 13.070±170 BP e 12.650±160 BP).
La serie termina con una superficie di erosione di età olocenica, sulla quale poggiano grossi massi di crollo ed abbondante materiale argilloso di colluvio.
Alla base della serie epigravettiana si trova un’altra superficie di erosione che si interpone tra questa e i livelli musteriani e aurignaziani. L’erosione antica degrada verso il centro della valle, determinando una forte pendenza tra la parte interna e quella esterna del riparo. Tra queste due aree, anche per effetto delle diverse modalità di sedimentazione, esiste un’oggettiva difficoltà di correlazione stratigrafica. Nella prima gli strati hanno uno spessore limitato, mentre in quella antistante il riparo il deposito epigravettiano ha uno spessore maggiore man mano che ci si allontana dall’aggetto, a causa dell’accumulo di residui vari (scarti di lavorazione della selce, dei materiali provenienti dalla “pulizia” della zona interna e caduta di massi di crollo della volta).
Immagine:
Sequenza stratigrafica epigravettiana
(foto: G. Guerreschi)