NO ESITAZIONE (NOE’). Per una comunicazione efficace della vaccinazione anti Covid-19

La finalità del progetto NOE’ è mettere a punto una strategia di comunicazione diretta a quella parte della popolazione italiana che nutre delle resistenze a vaccinarsi contro il virus SARS-CoV-2, responsabile dell’attuale pandemia di Covid-19. Per raggiungere questo obiettivo, il progetto utilizza una metodologia innovativa e multidisciplinare, che prevede la stretta interazione tra metodi della ricerca in ambito comunicativo e sociale, approcci di data science e metodi di modellizzazione matematica.

Già dalle prime settimane iniziali della campagna vaccinale contro Covid-19 nel nostro Paese, è emersa una resistenza a vaccinarsi da parte di una porzione non trascurabile della popolazione italiana. Una ricerca a cui ha partecipato l’ateneo di Ferrara ha evidenziato che il 60% del campione testato ha espresso nei confronti dei vaccini contro il coronavirus un qualche grado di esitazione, che dipende dalla percezione del rischio rappresentato dalla malattia (Caserotti & al., 2021). I media italiani – ma non solo – hanno dato voce ai dubbi di molti cittadini, ma anche di qualche esperto, sull’efficacia e la sicurezza di alcuni vaccini come quello messo a punto dall’inglese AstraZeneca. Queste resistenze e dubbi rallentano la campagna vaccinale e mettono a rischio il risultato che le autorità sanitarie si sono prefissate, vale a dire il raggiungimento della “copertura di gregge” della popolazione italiana contro Covid-19.

Il fenomeno della “esitazione vaccinale” è ben noto alle istituzioni sanitarie. L’Organizzazione mondiale della sanità ha inserito questo problema tra le dieci minacce maggiori per la salute globale già nel 2019, in epoca pre-Covid (https://www.who.int/news-room/spotlight/ten-threats-to-global-health-in-2019). Negli anni scorsi il nostro Paese ha dovuto affrontare lo stesso fenomeno nel campo delle vaccinazioni pediatriche, dovendo ricorrere a una sorta di obbligo vaccinale per superare le forti resistenze di una parte non trascurabile dei genitori italiani. Una ricerca condotta dall’istituto Observa in quel frangente ha mostrato che il gruppo dei contrari era formato solo in piccola parte da cosiddetti no-vax, cioè oppositori della vaccinazione in quanto tale, mentre la maggioranza erano persone esitanti per motivi diversi e più sfumati. La stessa ricerca ha evidenziato che i favorevoli a tutte le vaccinazioni erano più diffusi tra chi ha un titolo di studio più basso e più basso alfabetismo scientifico, mentre erano meno diffusi tra i laureati e i cittadini con un alto alfabetismo scientifico, smentendo l’esistenza di una correlazione semplice tra grado di istruzione/conoscenza e fiducia nella scienza (Saracino & Rubin, 2016).

L’ipotesi di ricerca alla base del progetto è proprio che l’esitazione vaccinale non dipenda da motivazioni consolidate e ben identificabili, seppur errate, come invece accade per il rifiuto vaccinale, che si basa su bias cognitivi, disinformazione e teorie del complotto. Il fenomeno dell’esitazione dipende invece da opinioni più sfumate e argomentazioni che hanno una certa variabilità individuale o di gruppo. Per questo motivo il progetto non utilizza la metodologia quantitativa comune a molte ricerche di natura psicologica o sociologica esistenti in questo ambito, basata su indagini campionarie e questionari volti a determinare gli atteggiamenti di gruppi già identificati. Il suo punto di partenza è invece l’identificazione degli argomenti e ragioni alla base dell’esitazione vaccinale per poi individuare, grazie all’utilizzo combinato di metodologie di data science, scienze della comunicazione e indagine sociologica, i profili socio-culturali dei sostenitori di tali argomenti. Questo approccio metodologico originale permette di identificare in modo più preciso e appropriato i gruppi sociali – i target – a cui dirigere l’azione comunicativa tesa a raggiungere la finalità del progetto, vale a dire la persuasione a vaccinarsi.

Al centro di questa azione comunicativa – e questo è un altro elemento di originalità del progetto – deve essere posta la questione della fiducia tra esperti e istituzioni sanitarie da una parte e cittadini dall’altra, una questione cruciale nell’ambito della comunicazione scientifica e in particolare quando si tratta di medicina e salute, come evidenziato in un recente rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Schuster & Duclos, 2015). Da questo punto di vista il progetto è in continuità con una serie di iniziative di ricerca e comunicazione della scienza intraprese dal Laboratorio di Storia e comunicazione della scienza DOS – Design of Science nell’ultimo anno proprio nel campo della pandemia di coronavirus (http://stum.unife.it/ricerca/laboratori/dos e il giornale web Laboratori Aperti: https://laboratoriaperti.netsons.org/).

Il progetto di ricerca proposto dunque è originale da un duplice punto di vista: 1) utilizza un approccio genuinamente interdisciplinare e innovativo per affrontare una questione cruciale per la nostra società attuale, quella della resistenza a vaccinarsi contro Covid-19; 2) la ricerca prodotta ha anche una finalità pratica immediata, che promette di contribuire a raggiungere un risultato rilevante nel contesto attuale e costituisce un’azione di rilievo nell’ambito del Public Engagement e Terza Missione dell’università.

Obiettivi e metodologia

Per raggiungere la sua finalità il progetto si articola in una serie di obiettivi di ricerca che vengono perseguiti in modo fortemente interdisciplinare dalle varie unità coinvolte: il Laboratorio DOS – Design of Science del Dipartimento di Studi Umanistici (DOS); ricercatori del Dipartimento di Ingegneria esperti di intelligenza artificiale (DE); ricercatori del Dipartimento di Studi Umanistici esperti di ricerca sociale (DU); ricercatori del Dipartimento di Matematica e Informatica esperti di modellizzazione di fenomeni sociali (DM)